Il terzo trimestre del 2021 è stato il migliore degli ultimi 10 anni per il mercato degli immobili commerciali italiano, con volumi d’investimento nel comparto doppi rispetto alla media della scorsa decade: è quanto emerge dall’ultimo report dedicato al settore dell’Ufficio Studi di BNP Paribas Real Estate. Parliamo di un volume d’affari di circa 2,3 miliardi di euro: per la prima volta dall’inizio della pandemia, un dato positivo nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente. Nel dettaglio, +16% rispetto al terzo trimestre del 2020.

“Per la prima volta dall’inizio della pandemia l’analisi trimestrale segnala un dato positivo y-o-y. L’incremento di attività avvertito negli ultimi tempi sul mercato degli investimenti sembra essersi manifestato anche nei dati. Permane un cauto ottimismo rispetto alla chiusura di fine anno grazie anche alla presenza di una pipeline interessante. Le aspettative dei player di mercato dovrebbero stabilizzarsi e questo, insieme alla permanente abbondanza di liquidità allocabile al real estate, dovrebbe contribuire a una ragionevole ripresa dell’attività di investimento nel prossimo futuro” spiegano dall’Ufficio Studi di BNP Paribas Real Estate Italy.

Insomma, se gli effetti della pandemia hanno finora impattato negativamente sull’andamento del mercato immobiliare commerciale, questo terzo trimestre dell’anno potrebbe rappresentare un importante segnale di ripresa.

Quali sono i comparti che hanno trainato la crescita degli investimenti?

Nel terzo trimestre del 2021 è tornato a essere il comparto Uffici il più performante: il 37% degli investimenti in immobili commerciali in Italia ha infatti riguardato questa categoria, per un totale di 870 milioni di euro. Al secondo posto il comparto Logistico - nonostante sia stato il settore su cui ha il Covid ha impattato meno – con 800 milioni di euro investiti: rispetto allo stesso periodo del 2020, la crescita è stata comunque del 60%. Da segnalare anche la ripresa del settore Alberghiero: in confronto al terzo trimestre del 2020, si è registrata una crescita del 40%, con investimenti pari a 375 milioni di euro.

L'andamento del mercato degli immobili commerciali a Milano e Roma

Per quanto riguarda l’andamento del mercato immobiliare commerciale nelle maggiori città italiane, a Milano si è osservato un calo del 25% per la città di Milano rispetto al terzo trimestre del 2020. E la stessa decrescita si è registrata nel confronto tra i primi 9 mesi del 2020 e quelli del 2021. Da segnalare, in conclusione, che l’80% degli investimenti in immobili commerciali del mercato meneghino nel terzo trimestre ha riguardato il settore Uffici.

Sul mercato della capitale, invece, i volumi sono stati di molto sottodimensionati rispetto agli investimenti medi nel mercato degli immobili commerciali degli ultimi 5 o 10 anni. E anche rispetto al 2020 si nota una decrescita: considerando il dato aggregato dei primi nove mesi, il 2021 è sotto al 2020 del 18% circa. A Roma, però, è interessante evidenziare il comparto che ha raccolto più investimenti: il settore Alberghiero, con circa 260 milioni di euro investiti nel terzo trimestre 2021, con una crescita del 17% circa rispetto allo stesso trimestre del 2020.

Segnali incoraggianti anche per quanto riguarda le locazioni, soprattutto nel settore direzionale: nei primi nove mesi del 2021 si parla di un incremento della superficie di immobili a uso ufficio occupata (take-up) del 48% a Milano e del 50% a Roma (rispetto allo stesso periodo del 2020). E anche focalizzandosi solo sui dati del terzo trimestre si osserva un netto miglioramento rispetto allo scorso anno: un assorbimento di 88.600 metri quadri di uffici a Milano nel 2021 – soprattutto nell’hinterland e in periferia – contro i 33.000 del 2020, 25.000 invece per Roma, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

“I dati positivi registrati da inizio anno per il mercato occupier Uffici sia a Milano che a Roma confermano la ripresa dell’attività dopo il sostenuto rallentamento che ha segnato le prime fasi della pandemia. Le iniziative vincenti rimangono quelle in grado di garantire qualità e flessibilità.” concludono dall’Ufficio Studi.